Diocesi e Parrocchie

Albero di Cirene

La festa per santa Giuseppina Bakhita

Una veglia in preparazione all'XI Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone >

Da giovedì 6 a domenica 9 febbraio

L’Arcivescovo in Visita Pastorale alla Zona di Budrio

Domenica 9 febbraio

Ordinazione di nove diaconi permanenti

Martedì 11 febbraio

Giornata Mondiale del Malato, gli appuntamenti in Diocesi

Altre da diocesi e parrocchie

Chiesa

Tra sofferenza e speranza

Tra i bambini della «Crèshe» di Betlemme

Viaggio nell'orfanotrofio del paese dove è nato Gesù Bambino >

Il card. Marcello Semeraro ha presieduto la Messa

Messa in ricordo di Benedetta Bianchi Porro

Sabato 8 febbraio 2025

La Consulta delle aggregazioni laicali in Assemblea sinodale

Per un futuro di pace

Cristiani ed ebrei, seminare dialogo

Altre dalla Chiesa

L’agenda diocesana

12Porte

I servizi e le puntate del settimanale televisivo della Chiesa di Bologna. Interviste, approfondimenti giornalistici e dirette per rimanere sempre aggiornati sulla vita della diocesi a cura dell'ufficio comunicazioni sociali.
In diretta TV e Radio:
GIOVEDÌ
Nettuno Tv (canale 111), ore 21
E'Tv-Rete7 (canale 10), ore 22
TeleradioPadrePio (canale 145), ore 22

VENERDÌ 
Telepace (App e sito), ore 13.30
Trc (canale 15), ore 17
Telesanterno (canale 77) ore 18.30 e 23
Nettuno Tv (canale 111), ore 21

SABATO 
Telepace (App e sito), ore 00.05
Telesanterno (canale 77) ore 7.30
Trc (canale 15), ore 18
Nettuno Tv (canale 111), ore 21

DOMENICA
Telepace (App e sito), ore 06.00
Radio Nettuno Bologna Uno (Bologna Fm 97.00), ore 9
Icaro Tv (canale 18), ore 14.00
Nettuno Tv (canale 111), ore 21

LUNEDÌ, MARTEDÌ, MERCOLEDÌ
Nettuno Tv (canale 111), ore 21

12Porte
TERRA SANTA 2025. È un tuffo al cuore la visita dei pellegrini bolognesi in Terra Santa a la Crèshe, l’orfanotrofio di Betlemme gestito dal 1884 dalle Figlie della carità di San Vincenzo de Paoli. Il canto di suor Laudy Fares racconta la dolcezza di queste religiose che provano a portare tanto amore ai loro 40 piccoli ospiti. Sono «mamme a tempo», devono dare tutto l’amore possibile fino a quando i bambini possono rimanere con loro, quando compiranno 6 anni. Senza affezionarsi troppo però, sarebbe traumatico per entrambi il distacco. «Noi speriamo nel futuro – dice suor Fares - grazie ai neonati, che ci portano pace e speranza. I bambini sono come il piccolo Gesù, che serviamo ogni giorno. Non guardiamo né la nazionalità né il colore di questi bambini. Sono esseri umani, e il nostro compito è quello di circondarli di amore, perché la società li ha rifiutati. Qui trovano una mano che li accoglie con calore, perché sono tutti uguali». Il canto di festa dei bambini è venato di nostalgia, un sottile strato di gioia che nasconde un immenso bisogno di affetto, di famiglia, si una mamma e un papà. «Sento che il mio posto è qui – continua la religiosa - dare amore a questi bambini fin dalla loro nascita è qualcosa di essenziale. Facciamo tutto il possibile, ma manca una cosa fondamentale: la famiglia. Possiamo solo cercare di sostituirla, ma non del tutto. Facciamo il possibile per renderli felici, per farli sorridere». La visita prosegue tra le camerette, il refettorio, le aule gioco, le biciclette del giardino e i tanti giochi e colori che cercano di creare un clima familiare e di bontà, per lenire le difficoltà e il dolore della vita che questi bambini hanno conosciuto purtroppo fin dalla nascita. Ancora oggi è difficile nascere a Betlemme. Lo testimoniano questi bambini che vengono accolti perché provenienti da famiglie indigenti o abbandonati dalle madri in una cultura che non accetta figli nati fuori dal matrimonio. Il muro e la chiusura dei confini della Cisgiordania hanno portato povertà e a un aumento di questi casi perché le ragazze incinta fuori dal matrimonio non possono abbandonare, come prima, la loro terra. Per la famiglia di origine è un disonore. Alcune volte mettono in difficoltà le future madri che vengono picchiate, allontanate e in alcuni casi messe in pericolo di vita. I figli non riconosciuti dal padre diventano dello stato palestinese che a sua volta non concede l’adozione. Un destino che segna per sempre la vita di questi bambini che raramente riescono ad avere degli affidi temporanei. Spesso nascono nell’attiguo ospedale della Sacra Famiglia dove ora è presente il reparto di ginecologia e la maternità gestito dall’Ordine di Malta. Dopo i sei anni sono trasferiti nella struttura del «Villaggio SOS» fino alla maggiore età quando devono arrangiarsi a trovare casa e lavoro. «Ma non basta che siano felici adesso – spiega ancora suor Fares -. Ci poniamo molte domande sul loro futuro. Cosa sarà di loro? Una volta che lasciano la nostra casa a sei anni, la nostra comunicazione con loro diventa limitata, e il loro futuro è incerto. Alcuni si perdono, altri riescono a costruire la propria vita, ma noi non possiamo più seguirli. Alcuni ritornano per raccontarci la loro storia e dicono che questo è stato l’unico posto dove si sono sentiti amati. Questo ci consola, ma ci preoccupiamo per il loro futuro, perché non sappiamo cosa li aspetta». L’orfanotrofio è affiancato da una casa di accoglienza per accogliere pellegrini, volontari e visitatori. Le entrate garantivano un sostegno economico alla Crèche. La pandemia aveva già bloccato le visite per 3 anni e le drammatiche vicende del 7 ottobre e la successiva guerra che ne è scaturita hanno peggiorato ulteriormente la situazione. «Siete il primo gruppo che vediamo dal 7 ottobre – conclude suor Fares - e questo ci rende felici, così come i bambini. Alcuni di loro si ricordano delle visite dei volontari e chiedono come mai non viene più nessuno a trovarci. I bambini erano abituati a vedere gruppi di persone che li coccolavano, giocavano con loro. Ora si sentono come in prigione, rinchiusi, ancora più soli. Buon anno! Speriamo che sia un anno di grazia, pace e benedizione, perché abbiamo davvero bisogno che questa guerra finisca, per tornare a una vita normale, come prima».
Testimonianze/7 Tra i bambini della «Creshe» di Betlemme
12PORTE - 20 febbraio 2025: Nel contesto della Giornata mondiale del malato, l’Arcivescovo ha celebrato la Messa nella cappella della Casa del Clero, insieme ai sacerdoti anziani che vi abitano, amministrando anche il sacramento dell’Unzione degli Infermi, che egli stesso ha voluto ricevere per primo, dal vescovo emerito di Imola, mons. Tommaso Ghirelli. Il Cardinale risiede alla Casa del Clero, anche se non ha molte occasioni di condividere momenti con gli ospiti a causa degli impegni di servizio, che lo vedono partire presto la mattina e rincasare tardi la sera. La liturgia dei Santi Cirillo e Metodio ha allargato il pensiero di questa particolare comunità sacerdotale alla missione di evangelizzazione: i due fratelli di Tessalonica, portarono la luce della fede ai popoli slavi e dilatarono quel secondo polmone dell’Europa che è l’Oriente cristiano. L’Arcivescovo ha espresso la sua gioia per le occasioni, purtroppo rare, che ha di condividere momenti fraterni, soprattutto attorno alla mensa. Alla Casa del Clero c’è tanta storia della nostra Chiesa, ha detto il Cardinale, ma anche tanto presente e tanta comunione. Visitando le parrocchie molti mi chiedono notizie di voi, mi raccontano con gratitudine di aver ricevuto sacramenti e aver vissuto con voi momenti importanti. “Raccolgo ogni giorno tanto del vostro ministero, del bene che avete seminato. È un bene che anche se non sempre si vede, sapete che è abbondantissimo, non soltanto nel passato, ma anche oggi, in comunione, in legami di preghiera, nel ricordo e nell’accoglienza”. Dobbiamo pregare perché il Signore mandi tanti operai per la sua messe, che diventa ogni giorno più impegnativa. Ce n’è tanto bisogno, perché non si vive senza speranza, senza speranza ci si annulla, ci si distrugge, si rende insignificante la vita”. Il rito del sacramento prevede l’unzione con l’olio, benedetto dal Vescovo nella messa crismale, sulla fronte e sul palmo delle mani. Per antica tradizione, i sacerdoti, che hanno ricevuto dal vescovo l’unzione crismale sul palmo delle mani, ricevono l’unzione degli infermi sul dorso delle stesse. Il catechismo insegna che possono ricevere il sacramento i fedeli il cui stato di salute risulta compromesso per malattia o vecchiaia e non è riservato ai moribondi. Il sacramento dona la consolazione dello Spirito Santo, la conformazione a Cristo sofferente e glorioso; rafforza la fede e dà sollievo spirituale; purifica dai disordini interiori lasciati dal peccato e libera dai peccati stessi quando sia impossibile confessarsi e - se così dispone la Provvidenza - può anche procurare un miglioramento della salute fisica. Concludendo l’omelia, il Cardinale ha citato il commento fatto da una persona disabile alla recente apertura della Porta Santa: “un tempo i papi incedevano sulla sedia gestatoria per rendersi visibili a tutti; oggi abbiamo visto una sedia a rotelle. Sono sedie molto diverse, ma non contrapposte: l’una da senso e verità all’altra”. Al termine della celebrazione, l’Arcivescovo ha espresso viva gratitudine a mons. Giuseppe Stanzani, che ha concluso l’incarico di direttore della Casa e a mons. Silvano Manzoni che gli subentra nell’incarico. Erano presenti anche i membri del consiglio della Casa, presieduto da don Marco Cippone. Forte gratitudine è stata espressa alle suore Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante e al personale della Casa del Clero.
Il Cardinale riceve e imparte l'Unzione alla Casa del clero
12PORTE - 13 febbraio 2025: giovedì 23 gennaio a Dovadola di Forlì è stata ricordata solennemente la Beata Benedetta Bianchi Porro. Il card. Marcello Semeraro, prefetto dei Dicastero delle Cause dei Santi, ha presieduto la messa concelebrata dal vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Livio Corazza. “Siamo grati al Signore per il dono prezioso della vita cristiana di Benedetta, e anche consapevoli che questo dono va condiviso con tutta la Chiesa – ha affermato mons. Corazza - siamo anche consapevoli che la testimonianza di Benedetta possa fare bene a tanti ammalati per vivere con fede la loro condizione, ma fa bene a tutti perché è il segno di una fede forte e gioiosa anche nelle difficoltà”. Il cardinale Semeraro ha detto che la risposta che ci viene dalla beata Benedetta è questa: «Il sacrificio unito alla Croce del Signore è l’unico fiore che dia frutto». Benedetta ha capito che la croce è amore, e per questo l’ha amata”.
Messa in ricordo di Benedetta Bianchi Porro
12PORTE - 20 febbraio 2025. Avrà come tema “La speranza” l’edizione 2025 delle Notti di Nicodemo, i tradizionali incontri di dialogo in Cattedrale con l’Arcivescovo. Mercoledì 26 febbraio alla prima serata intitolata “Giovani Speranze” interverranno Alice e Giada Cancellario, fondatrici di Heloola e Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore della Comunità Kayros. Giovedì 6 marzo sul tema “E’ possibile sperare?” parleranno Daniele Mencarelli, scrittore e Lucia Vantini, teologa. L’inizio di entrambe le serate in Cattedrale sarà alle 20.45.
Le Notti di Nicodemo 2025: la Speranza
Tutti i servizi della puntata di @12portebo 00:00 04:12 L'ordinazione dei Diaconi permanenti 04:13 13:39 La visita pastorale alla Zona di Budrio 13:40 16:11 Giornata del malato a Bazzano e Campeggio 16:12 21:28 Lectio pauperum a S.Biagio di Casalecchio 21:29 24.14 Presentazione corso su Sanità ed assistenza 24:15 26:36 La consulta delle aggregazioni laicali 26:37 30:08 L'angelo di Istanbul, papa Giovanni XXIII
12PORTE 13 febbraio 2025
12PORTE - 13 febbraio 2025: Alla vigilia della festa di santa Bakhita, 8 febbraio, presso la parrocchia di s Antonio di Savena, si è svolta una veglia in preparazione alla XI giornata mondiale di preghiera e riflessione sulla tratta delle persone, organizzata dall’associazione Albero di Cirene con la partecipazione delle suore canossiane di Bologna. L’associazione «Albero di Cirene» con il suo ramo “Non si sola”, incontra in strada le ragazze vittime della tratta e sfruttamento sessuale.
Santa Bakhita e le donne vittime di tratta
12PORTE - 13 febbraio 2025: «La speranza non delude»: è il tema assegnato da Papa Francesco alla Giornata Mondiale del Malato, celebrata in concomitanza con la memoria delle apparizioni della Vergine a Lourdes. L’Ufficio di pastorale della salute ha proposto all’attenzione della comunità ecclesiale, accanto agli incontri di riflessione “Lectio Pauperum”, una serie di celebrazioni eucaristiche nei luoghi di cura del territorio diocesano. Le immagini si riferiscono alla visita compiuta dal Card. Zuppi all’Ospedale Giuseppe Dossetti di Valsamoggia: insieme al vicario episcopale don Massimo Ruggiano, hanno concelebrato il parroco di Bazzano don Tommaso Rausa con il predecessore don Franco Govoni e don Attilio Zanasi, fondatore del Pellicano. Analoghe celebrazioni si sono tenute nelle tre cappelle attive al Policlinico Sant’Orsola, nella cappella Santa Maria della Vita dell’Ospedale Maggiore, al padiglione G del Bellaria e nell’Ospedale di San Giovanni in Persiceto. Ci serve l’aiuto di Dio, della sua grazia, della sua Provvidenza, quando siamo toccati nella carne da malattie gravi, invalidanti, - scrive il Papa nel suo messaggio. Ma “quante volte, al capezzale di un malato, si impara a sperare! Quante volte, stando vicino a chi soffre, si impara a credere! Quante volte, chinandosi su chi è nel bisogno, si scopre l’amore! Ci si rende conto, cioè, di essere “angeli” di speranza, messaggeri di Dio, gli uni per gli altri, tutti insieme: malati, medici, infermieri, familiari, amici, sacerdoti, religiosi e religiose; là dove siamo: nelle famiglie, negli ambulatori, nelle case di cura, negli ospedali e nelle cliniche”. Le zone pastorali di Loiano, Monghidoro e Monzuno hanno compiuto un pellegrinaggio giubilare al Santuario della Madonna di Campeggio, presieduto dal vicario generale della diocesi mons. Giovanni Silvagni, insieme a malati, operatori sanitari, associazioni di volontariato. Hanno collaborato la Croce Rossa di Loiano, la Pubblica Assistenza di Monterenzio, l’Ordine di Malta e l’Unitalsi. L’Ufficio per la pastorale della salute ha diffuso poi un promemoria nel quale si ricorda che oltre che con i pellegrinaggi ai luoghi giubilari, l’Indulgenza dell’Anno Santo si potrà conseguire recandosi in visita a persone in necessità (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili…), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro. Gli ammalati che si trovano a casa o in ospedale possono conseguire l’indulgenza unendosi spiritualmente alle intenzioni del Giubileo, senza bisogno di spostamenti.
Bazzano e Campeggio: la Giornata del Malato
12PORTE - 13 febbraio 2025. L’installazione «Il Tavolo delle Trattative» realizzata dall’artista bolognese Alessandro Bergonzoni in occasione di Art City ha visto come ultimo atto, lunedì scorso a palazzo Pepoli, «P’arti in causa: (h)torto o (h)ragione?», una performance che ha fatto dialogare l’arcivescovo Matteo Zuppi, il sindaco, Matteo Lepore, il presidente della Comunità Ebraica, Daniele De Paz e il presidente dell’Ucoi, Yassine Lafram. L’opera, un tavolo senza gambe sostenuto da protesi provenienti dal Centro di Riabilitazione di Emergency in Iraq, è un richiamo alle ferite della guerra e alle vite umane spezzate dai conflitti. Su quel tavolo, incalzati dalle domande di Bergonzoni, i quattro hanno accettato di calarsi gli uni nei panni degli altri, invertendo simbolicamente i ruoli in una conversazione che ha visto alternarsi scambi scherzosi e riflessioni profonde. «Mettersi nelle scarpe degli altri – le parole di Zuppi, che doveva immedesimarsi nel sindaco Lepore – è ciò che dobbiamo fare sempre: capire i bisogni altrui come se fossero i nostri. Oggi è necessario cercare il dialogo anche quando sembra impossibile». Durante il suo discorso, l’arcivescovo ha lanciato un messaggio di pace. «Per superare i conflitti – ha aggiunto Zuppi – occorre partire dalla sofferenza e ricordarsi che la guerra è una pandemia che riguarda tutti. Dobbiamo continuare a metterci nei panni degli altri: le lacrime sono tutte uguali, ciò che conta di più è fare proprie quelle delle altre persone». «Essendo sindaco – ha aggiunto Lepore – quando esco di casa tante persone mi fermano per segnalarmi problemi della città e chiedermi di risolverli. Non so se fare il vescovo sia lo stesso, ma vedo che Zuppi è molto amato dai cittadini». In un’ottica di dialogo Lafram, che per l’occasione vestiva i panni del capo della comunità ebraica, ha ricordato l’importanza di poter pregare in un luogo sicuro. «Come presidente della Comunità Ebraica – si è immedesimato Lafram – vivrei con preoccupazione la presenza costante delle forze dell’ordine davanti alla Sinagoga. Pregare dovrebbe essere un momento di pace e riconciliazione con Dio». Daniele De Paz, nei panni del presidente dell’Ucoi, ha ribadito, per quanto sia complesso, l’importanza di costruire un dialogo. In particolare, il capo della comunità ebraica ha ricordato il Patto d’Intesa firmato nel 2021 per la creazione di una Casa del Dialogo tra culture e religioni proprio a Bologna. «Quella firma – dichiara De Paz – non è stata solo simbolica, ma rappresenta il punto di partenza di un’idea. Per arrivare a costruire questo progetto serve grande preparazione, ma sono convinto che Bologna possa diventare un riferimento internazionale da questo punto di vista». Al termine dell’evento, le considerazioni dell’artista. «Il desiderio – conclude Bergonzoni – era quello di vedere, invertendo i ruoli, se sarebbe scattata un’idea di “altro” e di “oltre”. In parte, questo lavoro c’è stato, con ironia, ma anche con una certa profondità».
Il Tavolo delle Trattative per dare gambe alla pace
12PORTE - 13 febbraio 2025: Sono riprese le visite del Cardinale Zuppi alle zone pastorali della diocesi: da giovedì sera a domenica, l’Arcivescovo si è intrattenuto nel territorio di Budrio. Un territorio antico, il cui nome risale alle culture preromane e significa fossato, a raccontare anche un rapporto delicato con l’acqua, come testimonia da una parte il rigoglio della sua campagna, ma anche le devastazioni delle recenti alluvioni. Sono ancora ben visibili le suddivisioni dei lotti agricoli che risalgono alle centuriazioni romane per l’assegnazione ai legionari dell’esercito a fine carriera. L’evangelizzazione di questo territorio vede come protagonista la strategica Pieve di Budrio, dedicata ai santi ambrosiani Gervasio e Protasio, dove è parroco don Carlo Baruffi. La rete delle Pievi nel primo millennio, prevedeva la collocazione di Chiese affidate a un collegio di presbiteri in punti strategici sulle vie di comunicazione, dalle quali successivamente si estese la rete delle parrocchie (parola greca che significa “vicino alle case”). Il capoluogo, con la parrocchiale dedicata a San Lorenzo, deve la sua struttura a castello all’opera del Cardinale spagnolo Egidio Albornoz che era stato incaricato di riordinare i territori dello stato pontificio in vista del ritorno del papato da Avignone a Roma. La parrocchia da secoli è associata all’Ordine dei Servi di Maria, qui presente con tre religiosi. Tra le gloria della cittadina Quirico Filopanti, docente universitario inventore del sistema dei fusi orari e fervente patriota, che fu anche collaboratore di Garibaldi. Le comunità delle frazioni di Bagnarola e Maddalena di Cazzano sono affidate ai sacerdoti della Società San Giovanni, attivi anche a Bologna nella pastorale universitaria e in altri ambiti. Anche le piccole comunità di Mezzolara, Ronchi e Dugliolo sono affidate alla cura del parroco di Pieve don Carlo Baruffi, mentre Vedrana, Cento di Budrio e Prunaro sono affidate a don Gabriele Davalli, che è anche moderatore di zona. A Vedrana è presente anche la comunità missionaria di Villaregia. ROBERTO AGOSTINI Siamo una comunità Fu un artigiano con abilità musicali a creare nel 1853 la prima ocarina in ceramica, lo strumento a fiato divenuto in seguito popolare nella cittadina il cui concerto ha accolto l’Arcivescovo nella sala consiliare del Comune, decorata da Alfonso Rubbiani. DAVALLI 2 Siamo stati Una menzione speciale nel territorio merita il centro protesi Inail di Vigorso, purtroppo colpito recentemente dagli eventi alluvionali. Fondato nel ’61, il centro protesi è sempre stato all’avanguardia nel settore dell’ortopedia tecnica, al quale accedono per la fornitura di protesi e per il training di recupero persone amputate o disabili da tutta Italia e oltre. Il centro si attiva spesso in progetti umanitari per gravi feriti a causa delle guerre, come nel caso di alcuni bambini di Gaza. CENTRO PROTESI Giorgio Soluri Direttore Centrale Centri Inail AGOSTINI Lo slogan della nostra Gli eventi alluvionali hanno colpito violentemente il territorio e il Cardinale ha voluto incontrare le famiglie colpite, soprattutto per ascoltare i loro racconti e per manifestare la vicinanza fattiva della comunità cristiana. Un territorio che ha mostrato drammaticamente la sua fragilità, ma che è capace di restituire tanta bellezza e tanta ricchezza, se custodito con cura. Le realtà caritative delle parrocchie hanno avviato forme di collaborazione e di integrazione operativa. AGOSTINI Abbiamo condiviso con il nostro vescovo L’Arcivescovo ha avuto la possibilità di incontrare numerose realtà sociali e culturali del territorio: il mondo sportivo, gli studenti del liceo Giordano Bruno, Casa Santa Chiara di Prunaro, la Scuola Materna Sacro Cuore promossa dalle Suore Serve di Maria Addolorata, i gruppi del catechismo, i ragazzi e giovani con i quali ha condiviso la cena di sabato. Una visita, ha detto il moderatore don Gabriele Davalli, che ha trasmesso molto entusiasmo e ha riattivato molte forme di collaborazione pastorale in diversi ambiti della zona. DAVALLI 1 Abbiamo desiderato Domenica mattina, a San Lorenzo, la messa conclusiva della visita, presenti tutti i sacerdoti attivi nel territorio. AGOSTINI Lo slogan della visita
Zuppi in visita pastorale alla zona di Budrio
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