Il Signore è un regolamento che si studia e si cerca di applicare? È un corso per trovare una sicurezza e sentirsi a posto? È un selezionatore che premia quelli che non sbagliano, anche se per non sbagliare giudicano e non aiutano, non si sporcano le mani, si credono quello che non sono, curano l’apparenza perché hanno paura di guardarsi dentro e di riconoscere la trave che pure hanno negli occhi? Come per Saulo il Signore è un Tu che ci parla, che ci aiuta a fare i conti con noi stessi, con la nostra umanità contraddittoria, poveretta, incerta, piena di pensieri diversi che a volte sfuggono a noi stessi. Gesù incontra noi proprio come siamo perché il Vangelo è un incontro di amore, personale, vero, senza diaframmi, senza nickname, senza vie di fuga, senza scorciatoie o inganni per rifugiarci nell’impersonale. Se ci fermiamo e apriamo il cuore la voce di Gesù arriva dove non era arrivato nessuno prima, nel profondo di noi stessi e non nella superficie delle passioni. Noi passiamo tanto tempo a domandarci chi siamo, cerchiamo tante interpretazioni, le verifichiamo, ci studiamo. Il Signore ci viene incontro e con la sua Parola aiuta per davvero a capire chi siamo. Ne abbiamo bisogno sempre, ancor di più oggi travolti come siamo dalla pandemia che ha aperto tante domande. Tanti sono molto più poveri. Tutti abbiamo capito qualcosa di più del mondo intorno, perché la tempesta della pandemia ci ha fatto rendere conto di tanta sofferenza e del nostro limite. Quando Papa Francesco parlava di ospedale da campo non era un’esagerazione, come pensava qualcuno! La realtà guardata da lontano, con gli occhi del sociologo o quelli distratti dello spettatore non si capisce, tanto che sembra sempre eccessivo fermarsi. Però, quando vediamo gli occhi dell’uomo mezzo morto che può essere un ingombro che mette paura e da evitare, oppure il mio prossimo, colui che ci fa scoprire il nostro cammino è un’altra cosa. La pandemia ci ha fatto capire che tutto e tutti ci riguardano, perché in realtà siamo per davvero sulla stessa barca e quindi può capitare a me, anche se penso stoltamente che capita sempre agli altri. Vogliamo uscire migliori dalla pandemia, non quelli di prima, cioè peggiori! Vogliamo che il mondo sia guarito da tante malattie e da tanti virus che fanno male, che provocano tanta violenza (quanta!), che esplode alla fine ma che si accumula nelle menti e nelle relazioni tra le persone.
L’invito di questa sera e del Messaggio del Papa è pieno di speranza: alzati, cioè puoi alzarti, puoi non restare fermo, puoi donare amore a tanti che lo cercano nel buio della pandemia. Ci alziamo per desiderio, per sogno, perché attratti da un amore più grande del nostro cuore. L’amore di Gesù non umilia, non condanna e ci riempie di speranza, ci fa sentire un amore così grande da dire: mi alzo! Ci alziamo perché non possiamo accettare che un bambino muoia di freddo e tante persone trovino porte chiuse e muri alzati, perché si disperano, perché si sentono solo un problema. E come ci si sente ad essere solo un problema, un peso quando già si scappa da un mondo che è caduto addosso, da pesi insopportabili come la guerra, la violenza, l’arbitrio? Sentiamo la paura e l’incertezza davanti a un mondo così e come Saulo abbiamo la tentazione di non stare a sentire nessuno, di difendere solo quello che pensiamo noi. Alzarci da cosa? Dal giudicare senza aiutare; dal credere che tutto sia possibile sempre e quindi dal rimandare come se non ci riguardasse; dalla paura che fa rinunciare, dall’idea che le cose importanti sono impossibili o sempre altrove. Alzati dal rincorrere infinite esperienze ma senza scegliere mai e finendo fuori dalla storia! Alzati dall’accontentarti di una vita mediocre, ma non perché devi diventare super, ma per te stesso, scoprendo quello che sei, il dono che hai e di cui ti rendi conto solo regalandolo, pensandoti per qualcuno. Anche il mondo si deve rialzare ed ha bisogno di voi “della vostra forza, del vostro entusiasmo, della vostra passione”. Saulo si trova ad essere quello di cui aveva paura: un mendicante, uno che deve cercare, chiedere aiuto, farsi aiutare, imparare a vedere. Si scopre smarrito, fragile, “piccolo”. Il nostro mondo è curioso: ci lascia soli perché dobbiamo essere noi stessi a decidere e autonomamente e poi ci chiede di essere sicuri, spavaldi, come Saulo. È una forza terribile quella che il mondo propone, la forza dei giudizi impietosi che digitiamo via internet oppure con i quali mettiamo le etichette a tutti o possiamo dire una cosa e il contrario di questa allo stesso modo, tanto è tutto superficiale. La forza del mondo è quella del benessere: passiamo la vita a cercarlo, pensiamo di identificarlo in determinate cose, ti fa sentire che puoi fare tutto o che tutto è giustificato perché hai diritto di stare bene. Invece Saulo scopre di essere vulnerabile, di essere cieco, e, dice Papa Francesco, è proprio un paradosso, “inizia a vedere”. Prima vedeva il mondo solo per giudicarlo. Adesso scopre che l’altro è un fratello di cui ha bisogno e non uno da combattere. Gesù gli dice: “Mi fido di te. Conosco la tua storia e la prendo nelle mie mani, insieme a te. Anche se spesso sei stato contro di me, ti scelgo e ti rendo mio testimone”. “Mi sarai testimone!”. Non un perfetto che dà lezioni, ma un umile che con la sua debolezza mostra la forza dell’amore. Alzati! Non devi aspettare di sapere fare tutto, ma inizia con quello che sai. “Alzati, e mostra con il tuo amore la luce intorno a te, l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani. Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati. Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza. Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque”. Testimoniare Gesù: sono io ma lo faccio perché ho incontrato Lui. Altro che influencer, mental coach, algoritmo, caso! È l’amore che spiega l’amore!
Non aspettiamo di avere capito tutto, non rimandiamo, ma deboli come siamo, anzi proprio perché diventati deboli, testimoniamo la semplicità dell’amore, una vita libera da tante dipendenze ma con tanti legami. Alzati, mi sarai testimone in un mondo che ha bisogno di credere nella forza dell’amore, che questa non è l’illusione per addormentarci, ma è l’unico modo per vivere perché è il senso della vita.