Viaggio a Mapanda

Inaugurata la chiesa dedicata a San Pietro

La liturgia è stata concelebrata anche da monsignor Stefano Ottani

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Il nuovo edificio sacro sorge a Kimelela ed è stato inaugurato alla presenza dei sacerdoti bolognesi

Mapanda dista circa tre ore di fuoristrada da Iringa: un territorio montagnoso, sui 1800 metri di altitudine, molto verde. Il villaggio si è sviluppato in lunghezza sulla strada che percorre i crinali dei colli per circa 12 chilometri. La maggior parte degli spostamenti della gente, bambini compresi, avviene a piedi, anche se si cominciano a vedere diverse moto. Per facilitare la partecipazione dei fedeli è stata costruita nel sobborgo di Kimelela una Chiesa dedicata all’apostolo Pietro.

Ultimata la semplice ma dignitosa struttura, la chiesa è stata decorata dal pittore tanzaniano Henry Likonde, discepolo del benedettino tedesco dom Polykarp Uehlein che nell’Abbazia di Ndanda iniziò una ricerca iconografica nello stile locale.

“Il mio lavoro- dice Likonde – risponde sempre allo stile africano: il significato è che Gesù ci riunisce tutti: la mia gente deve capire che la sua parola non è solo per i bianchi, ma anche gli africani si riuniscono insieme nella stessa fede che è per tutti. Noi siamo credenti, siamo una sola famiglia per Gesù e non per il colore della pelle”. Nella parete di fondo la chiamata di Pietro e degli altri discepoli, a richiamare la chiamata alla fede di tutti i credenti. Lungo le pareti le 14 scene della via Crucis, in cui le divise dei soldati conferiscono un realismo impressionante.

Domenica 1 settembre, giorno successivo alla grande celebrazione giubilare del gemellaggio con Bologna, il coro, i bambini, i tanti fedeli si radunano nel piazzale tra la Chiesa e il cimitero dove ha inizio la liturgia solenne presieduta dal Vescovo Vincent. Ordinatamente la processione entra nel nuovo spazio sacro. È incredibile la capacità soprattutto dei bambini di stringersi in tanti in modo disciplinato in uno spazio ristretto. Con l’acqua benedetta il vescovo asperge i fedeli e poi i muri della Chiesa. È dal battesimo che inizia la vita cristiana e l’acqua benedetta ravviva la grazia dell’adesione a Cristo. Dopo la Liturgia della Parola, viene preparato l’altare, anch’esso asperso, rivestito delle tovaglie bianche come l’abito battesimale e ornato per accogliere per la prima volta la santa Eucaristia. La danza è un elemento profondamente insito nella cultura africana e ha evidentemente un significato molto diverso rispetto a quanto accade nella cultura occidentale. Basta guardare i volti anche dei bambini che non esprimono affatto divertimento che invece sanno manifestare in altri contesti: per loro la danza è l’espressione fisica della partecipazione spirituale.

“La gioia – dice il seminarista Filoteo che è anche maestro di coro – non è solo perché ascoltiamo della musica e cantiamo delle canzoni. La gioia viene dalla comunione: la stessa fede, l’unico Signore Gesù Cristo ci raduna, anzi Cristo stesso la nostra nostra unità, in lui noi siamo insieme”. La Liturgia richiede tempo, spazio, energie, dono di sé, così come lo evidenza anche il lungo offertorio che enfatizza l’importanza della partecipazione di ognuno con il suo dono grande o piccolo che sia.

Dopo la Messa i fedeli indugiano nel nuovo spazio sacro esprimendo la gioia per questo segno della presenza di Dio. Dopo la celebrazione inizia la festa, questa sì espressione comunitaria di gioia. Ci si trasferisce nell’ampio cortile della Scuola Materna costruita dalla Parrocchia di Mapanda sostenuta da Bologna, a servizio di questo territorio. Partecipa anche il coro della Comunità luterana di Mapanda che esegue uno spiritual. Il coro San Pietro di Mapanda. I bambini della scuola materna danno prova della loro incredibile capacità di sintonia ritmica e vocale. A concludere le amatissime danze tradizionali dei più anziani che con i sonagli ai piedi rendono omaggio al vescovo e alla comunità.

Il vescovo Vincent e don Stefano Ottani vengono addobbati con gli abiti tradizionali dei capi guerrieri: un incrocio di passato e di futuro che celebra il veloce cammino di questo popolo.

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