Evangelii gaudium: ricordiamoci di questa grande, semplice ed essenziale prospettiva che Papa Francesco ha indicato, perché la Chiesa sia se stessa, comunicando il Vangelo a tutti, liberando dalla tristezza individualista “che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata” (EG1). “Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Mt 15,30)”, disse papa Francesco a Firenze in Occasione del V Convegno della Chiesa Italiana. Espresse un evidente desiderio, un vero e proprio programma: “Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà”. “Permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni”.
È da questo programma e con questo metodo sinodale che sono state costituite le Zone pastorali nella diocesi di Bologna nel 2018. La Zona richiede di camminare insieme tra parrocchie, tra parrocchie e comunità religiose, tra preti e laici, tra organismi ecclesiali e territoriali…, per portare a tutti la speranza del Vangelo. L’attuale situazione permette a tutte le comunità, parrocchiali e non, di vivere la ministerialità, ordinata, istituita e di fatto, cioè il servizio personale che struttura le comunità, le dona forma: abbiamo iniziato a sperimentarlo per le parrocchie che non hanno più un parroco residente. Gli ambiti, fin dall’inizio indicati come strumenti per affrontare assieme alcuni aspetti fondamentali, per vivere la sinodalità non in astratto ma per affrontare insieme i problemi (catechesi, liturgia, carità, pastorale giovanile), sono stati di fatto elementi essenziali del cammino delle nostre comunità. A volte è stato faticoso – certo non per gli ambiti, ma per la complessità che le comunità si trovano a vivere – altre volte si sono avviate esperienze importanti di formazione e di crescita comune.
Le visite pastorali (nel 2024 il Vescovo visiterà 10 Zone pastorali, quelle del Vicariato di Bologna Sud-Est e di S. Lazzaro-Castenaso): sono un’occasione quanto mai propizia per pensare la pastorale con una visione zonale, sempre tenendo presente la diversità delle situazioni, che porteranno anche ad articolare soluzioni comuni nel rispetto dei territori, delle storie, così diverse e decisive.
La relazione della verifica sulle Zone effettuata lo scorso anno, che ha coinvolto tutti gli organismi di partecipazione, offre indicazioni precise che non vogliamo lasciare cadere: tra le più delicate, la modalità del coinvolgimento del Popolo di Dio nel trasferimento di un parroco. Occorrerà intraprendere passi ulteriori che ci facciano crescere nel coinvolgimento delle comunità e allo stesso tempo nella consapevolezza della necessità di governo con un respiro diocesano.
La costituzione delle parrocchie collegiate, mantenendo l’identità di ogni comunità ma arrivando ad un unico ente giuridico, è un’opportunità essenzialmente amministrativa, anche per far vivere le piccole comunità altrimenti a rischio di abbandono. Semplificare l’amministrazione e dotarci di strumenti a riguardo, in una collaborazione che deve crescere tra parrocchie e uffici di curia, è la premessa per non essere condizionati dai problemi amministrativi, per affrontarli correttamente anche attraverso espressioni inedite dell’esercizio della responsabilità dei laici.
La figura di Referente di comunità, o Segretario parrocchiale, è iniziata in diverse realtà, espressione di cura pastorale e di corresponsabilità. L’identità parrocchiale diventa una forza decisiva non per chiudersi, ma per offrire il proprio contributo specifico nella comunione e collaborazione.
CAMMINO SINODALE E DISCERNIMENTO
Nel cammino sinodale in cui tutta la Chiesa è impegnata, dopo i due anni dedicati all’ascolto, si avvia una seconda fase caratterizzata dal discernimento di quanto emerso e dal suo approfondimento in prospettiva spirituale, che occuperà l’anno pastorale 2023-2024. L’ascolto continua. E auspichiamo che esperienze davvero importanti al riguardo (scuola, mondo del lavoro, università, amministratori, categorie professionali, ad esempio) possano continuare ad offrire nuovi spunti di relazione e di risposte per comprendere e condividere la sofferenza dei nostri compagni di cammino.
Anche noi, in comunione con le Chiese che sono in Italia e con il Sinodo universale che si aprirà il prossimo 4 ottobre, dobbiamo trovare risposta a quell’unico interrogativo di fondo che guida l’intero processo sinodale: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata? E quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?»
La via è la “conversazione nello Spirito”, riconosciuto dall’Istrumentum laboris del Sinodo della Chiesa universale come esperienza feconda in cui «la presa di parola e l’ascolto dei partecipanti al cammino diventano liturgia e preghiera, al cui interno il Signore si rende presente e attira verso forme sempre più autentiche di comunione e discernimento» (35).
La Chiesa italiana per facilitare il percorso del discernimento ha proposto come icona biblica l’incontro del Risorto con i discepoli di Emmaus, per lasciarci scaldare il cuore e convertire il nostro cammino, per comprendere le nostre sofferenze e quelle dei nostri compagni di strada, per ritrovare la comunità dei fratelli.
Nelle Linee guida nazionali pubblicate dalla CEI ci sono proposti cinque grandi temi:
- La missione secondo lo stile di prossimità
- Il linguaggio e la comunicazione
- La formazione alla fede e alla vita
- La sinodalità e la corresponsabilità
- Il cambiamento delle strutture
La fase di discernimento, o “sapienziale”, ha il compito di individuare le scelte possibili, focalizzandosi non su “che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa”, ma su “che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo” (Linee guida CEI, 12).
LA FORMAZIONE ALLA FEDE E ALLA VITA
Facendo tesoro del cammino nei due anni precedenti, per la diocesi di Bologna si ritiene opportuno concentrare l’impegno di discernimento sul tema: “La formazione alla vita e alla fede”. Sarà nostra cura che alcuni ambiti specifici della vita diocesana (consigli, consulte, aggregazioni…) affrontino gli altri temi proposti, parimenti importanti.
Invitando tutti a concentrarsi sulla prospettiva della formazione alla vita e alla fede, desideriamo mettere a frutto anche una riflessione già avviata nel 2018, poi interrotta proprio per dare spazio al cammino sinodale. Da tempo infatti sentiamo l’urgenza di riconsiderare l’iniziazione cristiana, oggi prevalentemente risolta nel catechismo dei bambini.
Siamo convinti che l’iniziazione debba formare il cristiano maturo e questo diventi il riferimento per modellare gli itinerari in ogni età. Un cristiano non è un individuo isolato, ma un battezzato che risponde alla propria vocazione personale nei diversi stati di vita, rende testimonianza nel mondo, vive in una comunità umana, ne è corresponsabile, sa assumere servizi e ministeri stabili. La chiarezza e la consapevolezza di questa meta permetteranno di costruire itinerari efficaci proposti ai bambini, ai fanciulli, ai ragazzi, ai giovani e agli adulti.
Itinerari per adulti sono quelli proposti per la loro crescita personale, ma anche quelli che, ad esempio, li coinvolgono significativamente come genitori nella catechesi dei figli. È da superare una certa mentalità per cui è necessario un esperto che confeziona la proposta formativa; si possono e si debbono valorizzare anche le competenze e le esperienze degli stessi adulti, in sinergia tra loro, chiamando in causa l’intera comunità ecclesiale. Tutti i passaggi significativi della vita, di festa e di dolore, in occasione di nascite, matrimoni, funerali, di malattia, di solitudine, di riconciliazione, di partenze e di ritorni… sono occasioni per annunciare il Vangelo e gioirne insieme. Si tratta già di una dimensione missionaria e kerygmatica, per diffondere il primo annuncio a chi di fatto non lo conosce, pur sentendosi ancora tradizionalmente cristiano.
Anche i corsi di preparazione al matrimonio sono occasioni preziose per stabilire contatti e riallacciare rapporti con le coppie in procinto di una scelta fondamentale. Allo stesso tempo siamo chiamati a dedicare attenzioni specifiche ai passaggi significativi della vita: i livelli scolastici (primaria, secondaria, università), la maggiore età, l’ingresso nel mondo del lavoro, le migrazioni in uscita e in entrata, i trasferimenti abitativi, la malattia, la solitudine, il lutto.
Una particolare raccomandazione è da esprimere riguardo al sostegno educativo che la nostra diocesi intende promuovere a tutto campo.
Già molte parrocchie e organismi ecclesiali sono accanto ai più giovani in vari modi (doposcuola, oratorio, animazione, ecc.). Si tocca con mano l’urgenza educativa assieme all’opportunità di rivolgersi non solo ai membri della comunità cristiana, ma a tutte le famiglie del territorio, promuovendo conoscenza, relazione, inclusione, premessa per ulteriori proposte e annunci.
Obiettivo è che ogni Zona, o più Zone in collaborazione, favorendo relazioni tra le famiglie, le varie comunità e i vari soggetti educativi (scuole, docenti, insegnanti di religione, educatori professionali …) possa offrire un aiuto che sostenga un vero progresso umano nella pace.
La situazione di tanta parte dell’infanzia e dei giovani mostra gravi problemi di fragilità e di infelicità, che sono sotto i nostri occhi qualche volta dal vivo, più spesso attraverso la cronaca terribile che raggiunge le nostre case. Le parrocchie, i gruppi, le associazioni non sempre riescono ad avere attenzione e iniziative specifiche per queste realtà, concentrandosi magari prevalentemente su chi già in qualche modo gravita nell’orbita ecclesiale. Non siamo assolutamente esenti dall’impegno di cimentarci anche in questi mondi, con queste creature, tutte amate dal Signore.
Non ci sono ricette già pronte: è l’amore per ognuno, è la prossimità e la fratellanza con tutti, a cominciare proprio da dove ha piantato la tenda la comunità cristiana, che ci spinge a cercare con pazienza, competenza, abnegazione strade e accompagnamenti nuovi. E questi ci aiuteranno a riconoscere i doni di ciascuno e a fare emergere i ministeri necessari per affrontarli. Non c’è dubbio che ci sia bisogno di collaborazioni, di reti, di complicità virtuose, da cercare non solo nell’ambito parrocchiale, ma tra tutti quelli che hanno a cuore la vita presente e futura dei fratelli che vivono tra noi, specie dei più giovani.
È il discernimento. Cioè una comprensione attenta dei problemi, pastorale, spirituale e umana, che si interroga sulle risposte più opportune, sulle esperienze positive vissute o su quelle che pensiamo di proporre, perché diventino percorsi concreti. È necessaria anche una comprensione capace di diffondere e valorizzare le esperienze generative, ossia quelle proposte che attualmente danno prova di saper aggregare e saper formare ad una testimonianza e ad una vita ecclesiale piena. Certamente saranno preziose e da conoscere bene da tutti le esperienze di gruppi e aggregazioni che accompagnano e sostengono la maturità cristiana, intrecciando così le proposte della parrocchia, degli istituti religiosi e dei tanti soggetti ecclesiali che manifestano il volto della nostra Chiesa.
LO SLANCIO DI NUOVI INIZI
Queste indicazioni sono affidate alle Zone, affinché possano trasformarsi in vita, inserendosi nel circuito pastorale “normale” e contemporaneamente facendo irrompere novità. Alla fine di questa fase, si dovrà raccogliere – a livello diocesano e poi nazionale – quello che è maturato, per gioirne insieme e offrirlo come nostro contributo al discernimento che porterà, con la luce dello Spirito, a promuovere scelte profetiche per tutta la Chiesa.
Come ai due di Emmaus, prima segnati dalla delusione e dalla tristezza, l’esperienza dell’incontro con il Risorto, l’ascolto e la condivisione, ci faranno ardere il cuore per intraprendere con entusiasmo un cammino di conversione e di missione.
+ Matteo Maria Cardinale Zuppi
Arcivescovo di Bologna
Bologna, 8 settembre 2023
Natività della Beata Vergine Maria