BOLOGNA – Dei 25 adulti che nella diocesi bolognese hanno chiesto di essere ammessi al battesimo per diventare cattolici, ben 8 sono stati presentati dalla comunità degli africani anglofoni e sono tutti di origine nigeriana.
Quella anglofona è una delle 13 comunità costituite nella diocesi bolognese per sostenere il cammino di fede dei migranti e ha sede presso la Chiesa del Cuore Immacolato di Maria, dove ogni domenica partecipano alla messa festiva in tarda mattinata, guidata da a don Alphonse Amundala.
Una delle più grandi insidie spirituali per gli immigrati africani, ma non solo, è quella delle sette di matrice pentecostale, che offrono loro un forte senso di appartenenza e sostegno economico.
“La nostra è una comunità missionaria”, dice don Alphonse. “Molti di loro vengono da Nigeria, Camerun, Ghana, ma sono qui da più di dieci anni. È una comunità piccola di numero, ma sono molto fedeli alla loro fede, nonostante le tribolazioni che vengono loro da più parte, perché ci sono qui comunità evangeliche (sette) che offrono anche aiuti materiali, ma loro non vogliono rinnegare la loro fede”.
Molto spesso gli immigrati vengono associati ai loro problemi economici e materiali che in effetti costituiscono per molti un problema, ma raramente, anche nei nostri ambienti ecclesiali, viene riconosciuto e compreso il loro profondo bisogno spirituale: in questo senso gli otto catecumeni nigeriani, che non cedono alle lusinghe delle sette, danno a tutti una importante testimonianza di fede.
“Se guardi a come vivono”, dice ancora don Alphonse, “ti accorgi che vivono nella precarietà, ma nonostante tutto, ci tengono molto alla loro fede cattolica. Hanno problemi, hanno figli, qualcuno ha perso il lavoro, ma non cedono alle proposte degli evangelici”.
“La tua grazia, dice il salmo, vale più della vita”. A fianco degli immigrati, così come degli italiani all’estero, è compito di Migrantes di sostenere la vita spirituale e l’integrazione ecclesiale dei migranti. Quell’Italia e quell’Europa che nei secoli passati hanno tanto contribuito alla evangelizzazione dell’Africa, oggi rischiano di diventare per molti africani il luogo dove si perde il contatto con la vita ecclesiale.
“La Chiesa di Bologna”, sottolinea don Alphonse, “è una chiesa madre che ha generato molte chiese in Africa e oggi vedere questi figli che vengono qui e tengono fede alla loro identità cattolica è una bellezza e questa loro fedeltà mi incoraggia ancor di più nel ministero”.